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- NO al copia e incolla!!!
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Autore Messaggi    
Amministratore
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Città: Squinzano (LE)
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 07/10/08 14:05 
Titolo Discussione 18 OTTOBRE CON DON STEFANO!!!
La Parrocchia “San Giovanni Bosco”, organizza per SABATO 18 OTTOBRE 2008 dalle ore 19.00 in poi presso l’ORATORIO Parrocchiale in UGENTO (LE ) una serata di riflessione sul tema:

“EDUCHIAMO ALLA LEGALITA’”

Interverranno:
S. Ecc.za Mons. Vito De Grisantis, Vescovo di Ugento - S:M.di Leuca
Dott. Giovanni Pellegrino; Presidente della Provincia di Lecce
Prof Pino Arlacchi; fondatore della DIA ( agenzia investigativa per combattere il crimine organizzato).
Don Luigi Merola ; già parroco di Forcella ora si occupa presso il Ministero della Pubblica istruzione
Rita Borsellino; sorella del giudice Paolo Borsellino ucciso a Palermo dalla mafia
Don Raffaele Bruno; cappellano del carcere di Lecce e membro dell’Associazione “LIBERA”.
Dott Salvatore De Mitri; rappresentante comitato “ Pro Peppino Basile”
Testimonianza e messaggio a tutti i giovani da parte del gruppo dei
Sud Sound System
Moderatore : Dott Luigi Russo, presidente del C.S.V.S (Centro Servizi Volontariato Salento).
Subito dopo, presso il campo sportivo dell’Oratorio momento di festa per e con i giovani con il gruppo musicale Sud Sound System.
Ugento, 04 ottobre 2008


Spammare non è il miglior modo per comunicare
FAUGNO

 
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 07/10/08 14:12 
E chi non viene... è della SCU!
Ci pecura se face, lu lupu la mangia!
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MadameSi

 
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 07/10/08 18:38 

Voi che potete andateci...... anche per noi!!!!!!

Besos


finchè i padroni saranno dei santi, finchè i cervelli saranno spenti....quaggiù la schiavitù non finirà mai!
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Fabian

 
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 07/10/08 19:16 
io andrò con i Salentini Uniti con Beppe Grillo.
ci faremo sentire!

”chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”
s@r@cinu

 
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 07/10/08 21:12 
Scusate il copia-incolla...........non sapendo come e dove postarlo, ho pensato bene di farlo qui,visto che si parla di legalita’!!!!


Dopo sette mesi di soprusi, si è deciso a denunciare il fatto ai vigili urbani: entrato in Italia come badante, è stato utilizzato come bracciante in una azienda agricola collepassese. E qui costretto a subire raccapriccianti angherie


Chiuso nella stalla insieme agli animali, malnutrito e sfruttato dal datore di lavoro. Un incubo durato ben sette mesi che si è concluso la scorsa settimana con la denuncia del suo aguzzino ai carabinieri. Protagonista di questa incredibile storia è un extracomunitario di 30 anni, di nazionalità etiope, in possesso di regolare permesso di soggiorno, ridotto allo stato di schiavitù da un noto imprenditore di Collepasso, titolare di un’azienda agricola. Un gravissimo fatto di vera barbarie e sfruttamento, inaccettabile per un Paese europeo, che non ha precedenti nella nostra provincia.
Il ragazzo ha deciso di ribellarsi e di raccontare la sua terribile storia venerdì 19 settembre. Quel giorno, incoraggiato da alcuni connazionali, il lavoratore extracomunitario si è presentato nell’ufficio dei vigili urbani. In uno stentato italiano, ha raccontato sette mesi di soprusi e di sfruttamento. Le guardie municipali hanno ascoltato questa storia incredibile che sembrava inverosimile; ma bastava notare il pessimo stato fisico del giovane etiope per avere conferma delle sue parole. Secondo i vigili urbani, infatti, il lavoratore extracomunitario non si reggeva in piedi, era affamato e non aveva un centesimo in tasca, tanto che hanno dovuto fare una colletta per sfamarlo.
Registrate le dichiarazioni, i vigili urbani hanno poi accompagnato l’extracomunitario presso la locale stazione dei carabinieri per formalizzare la denuncia nei confronti del datore di lavoro. I militari hanno poi segnalato il fatto alla procura della Repubblica di Lecce. Entrato in Italia con la qualifica di badante (doveva assistere una donna di 96 anni), è stato invece utilizzato come bracciante in una nota azienda agricola collepassese. Una situazione, quindi, già irregolare in partenza che si è trasformata, con il tempo, in un vero e proprio incubo. L’etiope, infatti, ha raccontato di aver lavorato, per tutto questo periodo, per 12-13 ore al giorno con una paga giornaliera di 20 euro.
Ma la circostanza più raccapricciante è che è stato costretto ad alloggiare in una stalla, insieme alle pecore, adiacente alla casa di un pastore del luogo, dove mangiava quel poco che gli passava lo stesso proprietario della stalla. Il ragazzo ha rivelato anche che alcuni suoi colleghi di Collepasso, mossi a compassione, avevano cominciato ad ospitarlo a pranzo, ma hanno dovuto rinunciare a questa buona azione perché minacciati di licenziamento dal loro datore di lavoro.
Alla fine, stanco delle vessazioni subite e dei lavori pesanti che era costretto a fare (pare che negli ultimi giorni trasportava pietre per la costruzione di una strada), ha deciso di lasciare l’azienda agricola, perdendo anche le ultime due settimane di paga, e di raccontare tutto ai vigili urbani. L’extracomunitario si trova ora a Brindisi, a casa di amici, accompagnato nel capoluogo da un amministratore comunale di Collepasso.


Enzo Schiavano -Il tacco d’Italia- 30 settembre 2008



Ci fotte la guerra che armi non ha …Ci fotte la pace che ammazza qua e là …Ci fottono i preti i pope i mullah,l’Onu, la Nato, la civiltà.
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 13/10/08 09:40 

Massicci e piccinne, vi aspettiamo!!!
Sabato 18 Ottibre SSS+Friends a Ugento insieme a Don Stefano.


E’ la somma che fa il totale!
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FAUGNO

 
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 13/10/08 15:38 
Due ore di colloquio davanti al sostituto procuratore Giovanni De Palma per don Stefano Rocca, parroco della chiesa “San Giovanni Bosco” di Ugento, dopo la serie di minacce recapitategli in forma anonima nel mese di settembre.

Il sacerdote è stato ascoltato in qualità di persona informata sui fatti ed ha fatto il punto della situazione sulle indagini insieme a carabinieri e polizia. Da quanto emerso dall’incontro, richiesto dalla Procura, il lavoro di magistratura e forze dell’ordine sarebbe a buon punto, in particolare per dare un nome ed un volto alla voce anonima che, il 17 settembre, ha chiamato il 113 della questura di Lecce minacciando di morte in maniera esplicita don Stefano Rocca.

Sul filo del telefono sarebbe scivolata una frase del tenore: “Stasira ccitimu don Stefano quidhu ca cunta mutu (questa sera uccidiamo Don Stefano quello che parla molto)”. Sembrerebbe chiaro il riferimento all’impegno profuso dal parroco nel rebus dell’omicidio eccellente del consigliere comunale e provinciale di Italia dei valori Peppino Basile, ucciso nella notte tra il 14 e il 15 giugno scorsi.

Già nei primi giorni di settembre alcune lettere minatorie in cui veniva definito un “sindaco ombra” vennero recapitate al prete “scomodo”. Don Stefano ha lanciato un monito anche sull’omicidio insoluto. “Un killer che gira in paese con la coscienza torbida, come una scheggia impazzita che potrebbe far male a qualsiasi altra persona”, è stato il commento lapidario del parroco su quello che potrebbe essere l’identikit dell’omicida di Basile.

“La cappa di omertà e di silenzio non agevola il lavoro degli inquirenti, che continua a spron battuto e prossimo a fornire i suoi frutti, spiazzando la folta schiera di chi crede che l’indagine si sia inabissata”, si è lasciato sfuggire don Stefano. Silenzio invece sui rappresentanti dell’amministrazione comunale di Ugento. Don Stefano lamenta il fatto che dal sindaco Eugenio Ozza non sarebbe mai arrivata una telefonata, un segnale di solidarietà. Un solo consigliere, sul cui nome il parroco preferisce mantenere il riserbo, si sarebbe recato a casa del prete, in una visita informale, ma – sottolinea - non in qualità di “ambasciatore” dell’amministrazione comunale. In serata è programmato il primo incontro del comitato “Io conto”, assemblea cittadina alla quale hanno aderito circa un centinaio di persone.

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paoletta

 
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 15/10/08 11:31 
Uffi,io nn ci posso andare perchè questo fine settimana nn sono in Puglia.
Ci mando mio fratello
Tra l’altro Don Stefano è stato il mio prof di religione
Divertitevi anche x me.